Il business e l’arte di andare in montagna
Le leggi non scritte dei monti che si adattano a ogni lavoro
Vado in montagna da quando sono piccola, a memoria ho trascorso tutte le vacanze di famiglia in campeggio tra i monti. Questa abitudine mi ha accompagnato negli anni successivi e oggi fa parte ancora di me.
Posso dire con certezza che la montagna è sempre stata la costante della mia vita, come le tisane o lo svegliarmi presto la mattina.
Pur vivendo nella periferia milanese, cime e sentieri mi hanno sempre accolto nei momenti di sconforto, confusione, felicità o spensieratezza. Senza dubbio hanno contribuito a farmi trovare il coraggio di prendere determinate decisioni.
Si impara molto tra i monti, si imparano quelle leggi non scritte, quei comportamenti che nessuno spiega con la teoria, ma direttamente con la pratica facendo in modo che diventino parte di te. Impari. E non dimentichi.
Da poco lavoro per conto mio. Dopo quasi vent’anni passati da dipendente ho avuto il coraggio di fare quella cosa lì che mi bussava nello stomaco. Ho raccolto tutte le informazioni che mi servivano, ho aperto la mia bella partita Iva ed eccomi qui a remare.
Anzi, a camminare, perché come al solito cammino.
Mai come in questo periodo della mia vita, ho realizzato che tra il lavoro che creo ogni giorno e il camminare in alta quota ci sono tantissimi punti in comune, più di quanto si possa pensare anche se riguardano due contesti diversi.
Bisogna avere un obiettivo ben fissato nella mente e nel cuore
È difficile da descrivere, soprattutto quando ti chiedono chi te lo faccia fare e perché mai alzarsi all’alba per fare fatica. Ma se hai quella roba inspiegabile dentro di te, riesci ad andare avanti nonostante tutto, nonostante le mille difficoltà alle quali andrai incontro.
Devi essere preparato
Mi sento male quando vedo persone senza l’attrezzatura corretta o che prendono un sentiero senza aver raccolto le informazioni necessarie sul livello di difficoltà, sulle tempistiche e sul meteo. Stessa cosa nel lavoro, la preparazione è tutto.
Gli scivoloni e le cadute possono capitare a chiunque, quello che cambia è sapere che si è fatto il possibile per prepararsi al meglio.
Se hai fretta non arriverai da nessuna parte
Qualunque percorso tu scelga di fare, dovrai percorrerlo con calma, con i giusti tempi e soprattutto senza ansia di vedere i risultati o, peggio ancora, di pretendere dei risultati per il semplice fatto di aver iniziato a camminare. Così facendo, l’unica cosa che otterrai sarà un incredibile sconforto.
Se pensi di essere “arrivato”, non dimenticare mai che la parte più difficile è la discesa
Non c’è mai un punto di arrivo nel lavoro, in montagna o nella vita in generale. Siamo tutti in cammino, siamo tutti in costante movimento.
La gentilezza conta
Salutarsi, scambiare due parole, aiutarsi, rispettare l’ambiente e gli animali, sapere cosa è giusto e cosa no. Sono tutte cose che non vanno lasciate solo per la montagna.
Capita spesso che a 2000 metri diventiamo dei paladini della natura, poi torniamo in città e auguriamo il peggio al tizio che non ci ha fatto passare alla rotonda. Ecco, l’atteggiamento è tutto, la gentilezza conta a prescindere. Non è il buonismo che va tanto di moda, lo chiamerei più “senso civico” anche se il significato non è dei più adatti.
Per me il senso civico riguarda anche il lavoro. È quella cosa che ti fa rallentare, ti fa fare un passo indietro, ti fa scegliere di allontanarti da persone per te negative anche se andrai incontro a difficoltà e a momenti critici. Tutto questo per sentirti corretto verso te stesso o te stessa e per perseguire quell’idea del lavoro che hai in mente.
Poche parole e tanti fatti
Il punto è sempre lo stesso, puoi avere mille idee, sognare, fantasticare, leggere l’impossibile, ma se non metti in pratica quello che dici, non avrai mai iniziato e rimarrai sempre nel rifugio senza vedere nessun panorama.
Devi capire quando è il momento di cambiare strada o fare una sosta
È fondamentale saper valutare le situazioni e prendere le giuste decisioni. L’esempio perfetto è quello di Tamara Lunger, l’alpinista che lo scorso anno sarebbe potuta diventare la prima donna a salire su uno degli 8000 in inverno.
Durante la salita per il Nanga Parbat, ha deciso di rinunciare fermandosi a pochi metri dalla vetta nonostante il sogno da realizzare. È tornata indietro sulle proprie gambe per non mettere in difficoltà gli altri, si è ascoltata e ha deciso di non mettere in pericolo se stessa e la squadra.
Pensa a cosa possa voler dire, decidere di rinunciare a meno di 100 metri dalla vetta, oltre 8000 metri. Ammiro la sua decisione, a volte un abbandono svela una forza enorme. Simone Moro, suo compagno di spedizione, ha detto: “Una decisione che in pochi al mondo avrebbero saputo prendere”. E ha perfettamente ragione.
E per finire, bisogna imparare a respirare per essere consapevoli di quello che si sta facendo, ogni giorno.
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Debora Montoli – L’organizzatrice nerd che legge le istruzioni per te e migliora il tuo lavoro.
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