Cos’hanno in comune alcuni strumenti come un fazzoletto, una linotype, un computer e un sasso?

Osannati o odiati.

Protagonisti o comparse.

Quando si parla di strumenti a supporto del nostro lavoro, si notano – in molti casi – due atteggiamenti:

  • chi, prima ancora di iniziare, si focalizza sulla scelta
  • chi, invece, inizia con ciò che ha e lungo il percorso valuterà cosa usare

Certo è che LO strumento non esiste, digitale o fisico poco importa. Da solo può assumere ruoli o significati troppo diversi.

1. Alcuni strumenti possono diventare nostri amici e aiutarci nei momenti difficili

Proprio come il fazzoletto di Luciano Pavarotti.

«Il fazzoletto stretto in mano è ormai parte dell’immagine iconica del Maestro. Egli raccontava spesso come era iniziata questa sua consuetudine: a metà degli anni ’70, dopo aver interpretato per oltre 10 anni solo ruoli d’opera, aveva cominciato a tenere concerti. Le prime volte, però, si sentiva impacciato a entrare in scena senza dover eseguire movimenti stabiliti, come era uso fare nell’interpretazione operistica. Il Maestro decise, quindi, di stringere in pugno un fazzoletto durante l’intera esibizione, per non mostrare un contegno nervoso o un poco goffo. Un piccolo espediente, insomma, per sollevarlo dall’impaccio di governare la gestualità delle mani.»

E, infatti, questa unione si ritrova guardando la statua dedicata al Maestro, statua che si trova sotto il portico del Teatro Comunale di Modena.

2. Con i primi risparmi, possiamo acquistare lo strumento che ci cambierà la vita

Angelo Rizzoli nacque nel 1889 a Milano e trascorse quasi dieci anni in un orfanotrofio, conseguendo la licenza elementare e imparando il mestiere di tipografo.

Uscito dall’orfanotrofio, fece esperienza prima come fattorino di tipografia e poi come operaio alla Alfieri e Lacroix. Lavori che gli permisero di mettere da parte i primi risparmi. 

E così comprò la prima linotype per iniziare la sua attività. 

«Dando fondo a tutti i miei risparmi di operaio e indebitandomi per i successivi cinque anni, acquistai a rate una linotype (una piccola macchina da stampa). Per trasportarla in via Cerva, la caricai sul pianale di un triciclo e, spingendolo a mano, mi avviai a piedi verso l’ufficio. Strada facendo, una delle due ruote anteriori del triciclo cedette sotto il peso eccessivo del carico, facendo inclinare pericolosamente il pianale, col rischio di rovesciare il prezioso acquisto. Se la linotype fosse finita per terra, addio sogni di gloria… di me, Angelo Rizzoli, non si sarebbe, probabilmente, mai parlato! Per come mi ero indebitato per acquistarla, la mia carriera sarebbe finita prima ancora di iniziare! Così continuai a piedi, spingendo faticosamente a mano il triciclo, con tutto il suo carico.»

Nonostante i numerosi strumenti aggiunti da lui stesso negli anni seguenti, non riuscì a realizzare il suo sogno di dare vita a un quotidiano nazionale. Aveva già trovato il nome, “Oggi, il quotidiano di domani”, ma il progetto non decollò mai. La scritta rimase per un po’ di anni in cima allo stabilimento di via Civitavecchia, oggi via Rizzoli (il quotidiano che conosciamo arrivò in seguito alla sua morte).

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3. Alcuni strumenti sono ingannevoli e uno di questi trascorre molto tempo in nostra compagnia

Nel 1990 lavorare con un computer IBM sembrava una di quelle cose che si fanno giusto per… quando non si ha altro da fare 😃

4. Rimane il fatto che spetti a noi decidere cosa farne di uno strumento

Come con il sasso e la sua storia:

«La persona distratta vi è inciampata. Quella violenta l’ha usato come arma. L’imprenditore l’ha usato per costruire. Il contadino stanco, invece, come sedia. Per i bambini è un giocattolo. Davide uccide Golia e Michelangelo ne fece la più bella scultura. In ogni caso, la differenza non l’ha fatta il sasso, ma l’uomo. Non esiste sasso nel tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua crescita.»

Cos’hanno in comune un fazzoletto, una linotype, un computer e un sasso?

All’apparenza assolutamente nulla, ma affinché ci siano di aiuto devono essere accompagnati da un forte perché.

Un perché che ci allontani dagli oggetti in quanto tali.

Non solo oggetti ma:

  • La sicurezza di avere tra le mani un aiuto e di poter trasferire alcune emozioni stringendo un fazzoletto.
  • L’entusiasmo di acquistare il nostro tesoro e di cambiare la storia della nostra vita.
  • La consapevolezza di usare un computer a supporto delle nostre giornate, senza che detti le regole del gioco.
  • L’intenzionalità di decidere come usare uno strumento versatile come un sasso.

Perché, in fondo, il nostro lavoro funziona quando mischiamo bene gli ingredienti che abbiamo a disposizione.

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