Nel senso che ho portato il business in montagna 🙂
L’espressione “scalare il business” provoca in me la stessa reazione della forchetta che sfrega contro la pentola.
E non è certo l’unica cosa che mi dà fastidio. Mi capita anche con “se sei la persona più intelligente della stanza, sei nella stanza sbagliata” e tante altre frasi che si ripetono senza nemmeno pensarci.
Più lavoro online e meno sopporto alcuni aspetti, come quando mi dicono che per far leggere un post devo mettere una domanda, chiedere alla sfera di cristallo quali hashtag usare, inserire le emoji, mettere i link nel primo commento, fare una giravolta e farla un’altra volta.
All’inizio del mio percorso nella giungla della partita Iva, non avevo di certo questa consapevolezza e applicavo ogni singola regola anche quando non la capivo fino in fondo. Ma con il tempo e grazie alla sicurezza che è aumentata, devo dire che sono diventata molto meno tollerante e questa cosa mi piace perché mi porta a non allontanarmi troppo dal mio perché e da quello che voglio fare.
Ad un certo punto mi sono scelta e quando capita di perdermi cerco di ricordare a me stessa perché sono passata alla libera professione. Tempo due secondi e le nuvole nere vanno via.
Nessuna formula fissa da seguire.
Nessuna necessità di usare termini abusati per darmi un tono.
Nessun obbligo di usare determinate piattaforme.
«Ci devi essere su Facebook»… e sta di fatto che da quando l’ho mollato parzialmente per dedicarmi solo a Telegram per i contenuti gratuiti e alla newsletter PRO per i contenuti riservati, mi si è aperto un mondo.
Più piccolo forse, ma con un grado di soddisfazione pari al potere dell’interesse composto. Per i primi anni non succede niente, se non una crescita lenta e impercettibile, ma poi il tutto aumenta in modo esponenziale.
Anche se ho accumulato tanti anelli, al pari di una sequoia centenaria, sono pronta per la mia nuova rinascita.
Devo ammettere che la pandemia mi ha dato quella spinta che mi ha fatto passare da “un giorno andrò a vivere in montagna” a “sticazzi vado a vivere in montagna adesso”.
Ed è successo un po’ come indica una delle tante frasi che sanno di muffa come “il treno passa una sola volta” e questo treno lo devi prendere, possibilmente non in pieno…
Tornando seria, ho portato il mio lavoro a vivere in Val Serina, nel cuore delle Prealpi Bergamasche, ed è qui che l’espressione “scalare il business” ha preso un altro significato senza che provochi in me degli urti incredibili.
Un significato tutto mio.
Quando mi dicono: «Ma tu non stacchi mai dai social?», è solo perché stacco tutti i giorni e quindi non ho bisogno di lunghi periodi di ripresa.
Per come sono fatta io – un guazzabuglio di elementi contrastanti – ho bisogno di estremi. Sono abbastanza digitale, amo tantissimo tutto ciò che riguarda la tecnologia, ma…
Ho una famiglia allargata che non è per niente social, ho due cani, ho tantissimi altri interessi che farebbero impallidire i maniaci della iper specializzazione. E soprattutto cammino per tanto tempo in mezzo alla natura.
Tutti i giorni con sole, pioggia, nebbia o vento.
Ed eccomi qui, dai dintorni di Milano a un comune di 300 anime.
Un giorno ti parlerò di tutte le cose surreali che mi sono successe da novembre a oggi. Dalla pratica di mutuo come libera professionista alle richieste da «mi mandi un fax» perché il mondo gira ancora a velocità troppo diverse e non gliene frega niente se ti occupi di organizzazione digitale, di delega o di applicazioni.
Ma visto che anche da qui, a un’altitudine di circa 900m, parlo sempre di organizzazione proprio perché è l’ingrediente fondamentale per vivere e lavorare meglio, voglio condividere alcune soluzioni da un punto di vista organizzativo che sto adottando per continuare a essere presente da remoto.
La connessione
La domanda delle domande: «Ma prende?».
Premesso che, soprattutto per quanto riguarda i lavori legati al digitale, la frase “lavora dove vuoi” per me non regge… in questa zona ci sono diverse soluzioni, fibra esclusa nonostante abbiano posato i cavi lungo le strade principali.
Il requisito unico è la comodità con il fine di ridurre a zero – o quasi – le barriere tra me e il lavoro. Da una parte invidio le persone che riescono a lavorare dalla spiaggia o dalla cima dell’Everest, ma quando vedo certe immagini esce fuori tutto il mio pessimismo cosmico e penso solo a:
- sabbia, polvere o terra che si infilano tra la tastiera e rompono tutto
- schermo che non si vede
- vento che disturba le conversazioni
- postura assurda e mal di schiena garantito
Sì, lo so, sono mezza nerd e anche molto Nonna Abelarda, ma per garantire un servizio professionale devo lavorare in un posto attrezzato (che può trovarsi in qualsiasi parte del mondo a patto che abbia certi requisiti).
Mi è successo di lavorare in posti scomodi – sempre secondo il mio personalissimo criterio di comodità – ma si tratta di eccezioni.
Da un punto di vista tecnico, ecco i principali dispositivi usati:
- 1 router 4G professionale con predisposizione per antenna esterna, che può funzionare sia con l’ADSL sia con la fibra (quando arriverà…) usando la connessione 4G come backup in caso di disservizio. Al momento è usato esclusivamente con la SIM e riesco a fare tutto quello che mi serve (dalle videochiamate al caricamento di video pesanti). E funziona anche in questo periodo in cui la capienza in valle è alta e quindi con una richiesta maggiore.
- 1 antenna MIMO da esterno che ha il compito di migliorare il segnale e portarlo dentro casa.
- 2 Powerline per portare il segnale in altre zone della casa tramite i cavi dell’impianto elettrico.
Tra le opzioni valutate rientrano anche degli aggregatori di rete, ma in questo momento l’investimento richiesto va oltre le necessità attuali. In ogni caso rimangono delle soluzioni molto valide perché permettono di aggregare le bande di più dispositivi di diversa origine (linee fisse + reti mobili + satelliti).
Come piano di scorta, ci sono sempre le SIM degli smartphone, rigorosamente di operatori diversi per compensare eventuali problemi che si presenteranno.
La zona offre anche Eolo, ma i pareri ricevuti sono troppo diversi e per adesso non è un’opzione considerata. Anche perché la casa potrebbe trovarsi in un cono d’ombra che renderebbe inefficace il segnale.
Per quanto riguarda il computer non è cambiato niente, ho sempre lo stesso portatile e il monitor esterno.
La postazione di lavoro
La casa è piccola piccola, ma non ho voluto rinunciare in nessun modo a una zona dedicata al lavoro. Collegandomi da remoto dal 2016 e conoscendo già le mie esigenze, l’organizzazione di questo spazio è stata molto semplice (di certo non posso dire di aver avuto la stessa chiarezza cinque anni fa).
Ecco alcuni aspetti considerati:
- Ampio spazio orizzontale destinato a ospitare solo l’attrezzatura essenziale come portatile, monitor esterno e mouse. Tutto il resto riposto in altri spazi come armadi, scatole, cassetti o ripiani.
- Utilizzo di un mega tappetino del mouse (90x40cm), modello molto usato dai gamer e che crea una zona del tavolo più morbida e confortevole.
- Uso della vernice calamitata, vernice a effetto lavagna e griglia da riempire con mollette o calamite, il tutto a riempimento di una fascia della parete frontale.
- Uso di piccoli accessori per riordinare i cavi il più possibile.
Per adesso non mi serve altro e quando faccio pausa esco ad ascoltare un po’ di musica: