La Cultura per tutti: la storia di CulturaMente
CulturaMente, la tua dose quotidiana di cultura
Oggi ti voglio parlare di un bell’incontro nato in rete.
Più passa il tempo e più aumentano le realtà che riescono a far crescere un’attività, un interesse, un progetto online dimenticandosi del dove.
In molti settori, infatti, non conta più il dove vengano svolte determinate attività, ma il come. In questo modo i vantaggi sono molti, meno limiti e più possibilità di collaborare con persone che si stimano e apprezzano per quello che fanno anche se si trovano dall’altra parte del mondo.
È così che, grazie al potere dei social, sono entrata in contatto con Alessia Pizzi, il direttore* di CulturaMente, un sito dedicato interamente alla cultura genuina.
*o la direttora/direttrice, rimane comunque una grande e bella persona che ha ideato un progetto concreto e pieno di valori. E oggigiorno non è una cosa così scontata.
Lascio spazio direttamente ad Alessia per raccontarci di cosa si tratta.
Ciao Alessia, vuoi intanto presentarti e dirci cosa rappresenta CulturaMente?
Ciao Debora, grazie per l'”ospitalità”! CulturaMente rappresenta un’esigenza: quella di diffondere la cultura.
Io e altri componenti della redazione proveniamo da una precedente testata generalista online che non era più in linea con le nostre esigenze. Per questo motivo, nel 2015, abbiamo deciso di fondare un nuovo sito che riflettesse in toto la nostra passione per arte, cinema, musica, teatro e tutto ciò che può definirsi culturale.
Nel tempo il team è cresciuto e da Roma si è espanso in tutta Italia. È composto sia da professionisti che da appassionati. Io, ad esempio, sono giornalista pubblicista e digital marketing specialist.
Sono affiancata da altri giornalisti, scrittori, attori, registi, guide turistiche, sommelier (abbiamo anche una sezione gastronomica), uffici stampa, studenti universitari, ma anche da collaboratori che nella vita fanno tutt’altro.
Attualmente siamo una trentina di persone, ma alcune vanno e vengono a seconda degli impegni universitari o lavorativi. Tutto il team viene formato sull’utilizzo di WordPress, della SEO di base e dei social network: cerchiamo di sfornare giornalisti digitali!
Come è nata l’idea?
L’idea è nata per caso. Lasciando l’altro giornale si era creato un vuoto. Io avevo un blog personale, La Chioma di Berenice, e alcuni della vecchia redazione mi suggerirono di renderlo un sito tutto nostro per continuare a lavorare insieme.
Del resto gli uffici stampa continuavano a chiederci di coprire gli eventi, quindi ho pensato che fosse la cosa più naturale da fare.
Lavorando nel settore del web marketing sapevo come muovermi per migrare il sito, ottimizzarlo su Google, ecc., quindi mi sono messa all’opera.
A chi vi rivolgete?
Il precedente giornale parlava ai giovani perché era composto solo da giovanissimi.
La prima cosa che mi sono detta quando ho tirato su il nuovo sito è stata: “La cultura deve essere di tutti”.
Questa riflessione si è accentuata nel momento in cui sono entrati nella redazione anche elementi di 40 o 50 anni. Quindi noi ci rivolgiamo a chiunque ami la cultura.
Cosa ne pensi delle collaborazioni online?
Penso che senza collaborazioni online non avrei avuto modo di realizzare questo progetto faticoso, ma tanto appassionante.
Il web mi ha consentito di fare scouting anche fuori Roma, ma prima di tutto di poter coordinare una redazione online pur lavorando in ufficio 8 ore al giorno! In questo modo ho potuto allargare la mia cerchia e conoscere realtà lontane dal mio naso.
È un accrescimento costante.
Come fai a gestire un team da remoto?
L’organizzazione della redazione si basa su Facebook, posta elettronica e Google Docs.
Tutti gli accrediti stampa vengono gestiti via email, per tracciare le conversazioni. Per quanto riguarda la revisione degli articoli, invece, le segnalazioni vengono effettuate attraverso il gruppo Facebook, dove sono caricati la guida per utilizzare WordPress e i social, e i calendari dei festival che seguiamo.
Chiaramente i veterani supervisionano le nuove leve, specialmente nella fase iniziale. Utilizzare WordPress o i social a nome del brand non è così semplice, quindi vengono proposte guide redatte internamente.
I docs online, infine, servono per organizzare le richieste degli accrediti (ad esempio per i festival) oppure per organizzare le uscite dei libri che ci inviano le case editrici.
Qual è il tuo rapporto con i social network?
I social network mi ossessionano, soprattutto da quando lavoro nel settore Digitale.
Puoi chiedere ai componenti della redazione romana e ti risponderanno che durante i nostri incontri prendo i loro cellulari di nascosto per installargli la App “Gestore delle pagine”! Scherzi a parte, i social sono un grandissimo strumento per farsi notare ed essere promotori di se stessi.
Purtroppo ancora percepisco molto analfabetismo in questo senso. In ambito culturale, ad esempio, gli uffici stampa sono molto carenti dal punto di vista digitale, mentre Teatri e Musei stanno iniziando a muoversi assumendo dei social media manager.
Tuttavia, c’è ancora molta reticenza nei confronti di questi media, specialmente da parte delle piccole e medie imprese, che non comprendono ancora appieno il potenziale del business online. Ai loro occhi sembra un gioco, e quindi non percepiscono il senso di allocare budget nel digitale.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
A livello di espansione sono abbastanza soddisfatta. Siamo mediapartner di vari eventi, come del Web Marketing Festival di Rimini, e abbiamo il privilegio di partecipare a tante rassegne importanti, come la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Onestamente cerco di non fossilizzarmi troppo sugli obiettivi futuri in ambito economico perché non vorrei perdere la leggerezza che mi regala lavorare per la cultura.
Conosco perfettamente le pratiche di marketing che un sito può attuare per guadagnare molto con recensioni sponsorizzate di prodotti, ma CulturaMente resterà un sito di informazione vera.
Tutto quello che pubblichiamo è frutto delle nostre oneste riflessioni.
Non biasimo assolutamente chi guadagna con l’article marketing, visto che lavoro nel settore. Semplicemente credo non sia questo lo scopo per cui CulturaMente è nato.
Come recita anche il nostro slogan, è “La tua dose quotidiana di cultura”. E dunque deve “spacciare cultura”, raccontare la verità.
Spero che questo sia sempre apprezzato dai nostri lettori, soprattutto alla luce del fatto che molte testate nazionali ormai sono assoggettate al click virale e pubblicano spesso notizie di dubbio interesse (come tutta la vita di Chiara Ferragni su La Repubblica) o articoli a pagamento per fare pubblicità ai vari enti.
Quest’ultima è una pratica che esiste da sempre, per carità, ma con i social e il web è decisamente peggiorata.
Se prima Comunicazione e Informazione erano due settori antitetici, ora il confine è molto labile.
Basti pensare alla nuova professione di Brand Journalist, ovvero del giornalista che racconta l’azienda senza vendere direttamente i suoi prodotti, attuando quello che viene definito storytelling. Fa tutto parte di pratiche di Brand Awareness finalizzate a conquistare potenziali clienti.
Io invece vorrei che CulturaMente restasse una voce libera e vorrei che i collaboratori si sentissero sempre a loro agio, anche nell’espressione di un giudizio negativo.
Forse è proprio per la nostra onestà che ricevo tanti messaggi dagli uffici stampa quando hanno bisogno di una recensione di un libro o di uno spettacolo, magari poco famosi. Sanno di poter contare su di noi, a differenza di tante testate che parlano solo dei grandi e si dimenticano del piccolo teatro nel centro di Roma, che ha ancora bisogno di essere raccontato.
Ecco, questo è il tipo di storytelling che vorrei per noi e i nostri lettori.
Se vuoi conoscere più a fondo il progetto, ti segnalo il sito di CulturaMente e la pagina Facebook.