Disegniamo tre forme alte uguali: un quadrato, un cerchio e un triangolo. Nonostante la stessa altezza, il quadrato viene percepito come forma più grande delle altre due.

Per fare in modo che sembrino uguali, è necessario aumentare leggermente la grandezza delle altre due forme (o ridurre il quadrato).

È il concetto che riguarda il mondo dei font e, infatti, se misuriamo i caratteri di una scritta, noteremo che le lettere appuntite come la A (che si avvicinano al triangolo) e le lettere rotonde come la O (che si avvicinano al cerchio) hanno un’altezza leggermente superiore delle lettere che si avvicinano al quadrato come la X.

Se tracciamo due righe orizzontali, si nota che le curve e le punte superano queste linee.

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Le forme della prima riga hanno la stessa altezza e in particolare il cerchio sembra più piccolo. Nella seconda riga il cerchio e il triangolo sono oggettivamente più grandi, ma non per l’occhio umano.

Si tratta di correzioni ottiche (Overshoot typography) applicate affinché alcuni elementi grafici risultino in armonia, dando un effetto più piacevole.

In sostanza si fa questo per appagare l’occhio, nel senso di soddisfare l’occhio anche se stiamo parlando di un’illusione.

Ma quindi?

Affrontiamo questa piccola illusione grafica perché a un certo punto, nelle nostre giornate lavorative, non possiamo limitarci a misurare ogni cosa cercando di portare tutto alla stessa altezza, anche se ci sembra la cosa più giusta da fare.

C’è sempre un discorso di armonia, di appagamento del nostro essere, di quello che ci capita e della nostra quotidianità. Se cerchiamo di perfezionare tutto, creeremo solo frustrazione e mancata accettazione dei piccoli aggiustamenti che servono per lavorare meglio.

Non possiamo ricercare una sorta di perfezione millimetrica, ma dobbiamo appagare l’occhio. Ovvero fare il possibile affinché tutte le parti del nostro lavoro siano in armonia.

Un discorso di questo tipo ci aiuta a:

  • definire dei segnali di stop che riusciamo a riconoscere (basta, va bene così, ho fatto il possibile per…);
  • ricercare una certa leggerezza sana (che non significa fare le cose male perché tanto devo appagare l’occhio…);
  • allontanare uno dei mangiatempo più comuni ovvero la continua ricerca della perfezione.

Con la continua ricerca della perfezione, pensiamo e ripensiamo a un’attività già conclusa, la riprendiamo, iniziamo a fare modifiche perché sembra sempre che manchi qualcosa… e così via in un ciclo senza fine.

Il pensiero continuo e anche eccessivo – oltre a sfinirci – ci fa perdere un sacco di tempo.

Non riusciamo a finire le attività, manteniamo aperti certi compiti perché non ci convincono mai e accumuliamo ritardi su ritardi che tornano ad alimentare il pensiero continuo ed eccessivo.

Ci sono molti modi per cercare di tenere a bada la continua ricerca della perfezione, con l’aiuto, ad esempio, dei segnali di stop, delle checklist o dei momenti di revisione. In una parola: con la preparazione. Preparazione che porta a sapere di aver fatto il possibile per organizzare il lavoro.

Per quanto mi riguarda, oltre alla preparazione mi serve anche una certa leggerezza e la rana mi aiuta a perseguirla… 😃

Quando c’è qualcosa che mi preoccupa nel lavoro in modo eccessivo, provo a immaginare uno dei miei personaggi preferiti: Kermit, la rana dei Muppet.

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Mentre sorseggia il tè, dice: «So what?», un’espressione inglese che significa a grandi linee «E quindi, embè, e allora, e con ciò?», «Che importanza ha? Che problema c’è?».

Ti assicuro che prendere in giro le proprie preoccupazioni e perseguire una certa autoironia è di notevole aiuto. Prendermi in giro è forse l’aspetto che più mi aiuta a lavorare meglio.

A volte ci prendiamo troppo sul serio, appesantiamo il lavoro più del necessario e ci dimentichiamo del fattore divertimento.

DIVERTIRSI arriva da DI-VERTO e vuol dire “allontanarsi da, volgere altrove”. Prendere un’altra direzione rispetto a una visione sempre uguale, lo stesso modo di agire, le stesse ansie o paure.

Guarda che bella questa definizione:

«Il divertimento, nel senso proprio del termine, è distrazione. È necessario non commettere l’errore di separarlo nettamente dal resto della vita. La vita non è un pendolo fra noia e dolore con sprazzi di divertimento.»

Abbiamo sempre parlato delle distrazioni come qualcosa di negativo e da evitare, ma in questo caso distrarsi dalle preoccupazioni eccessive è davvero importante. Ci aiuta ad allontanare un po’ di pesantezza dalle nostre giornate senza quella brutta sensazione che ci porta a “dover superare” la giornata fatica dopo fatica, ostacolo dopo ostacolo.