L’utilizzo della luce nella postazione home-office – di Luca Donzelli Architetto
La luce influenza il nostro modo di lavorare e, nonostante sia un elemento così importante, viene spesso trascurata. Per approfondire questo tema, ho chiesto a Luca Donzelli un parere autorevole su come utilizzare la luce, soprattutto se si lavora da casa. Luca è architetto di professione, appassionato di viaggi, mostre, arte e tecnologia. È anche autore de: Lo stile di Bega e ideatore del podcast ArchiTour. Ed ecco il suo articolo.
Il veloce e repentino cambiamento della nostra società incide in modo significativo sulle nostre abitudini, sociali e soprattutto lavorative. Ci troviamo sempre più di fronte al fenomeno del lavoratore freelance ovvero quella figura professionale che presta il suo servizio in modo autonomo da casa. Da qui si rende sempre più necessario strutturare la propria postazione home-office presso la propria abitazione, dove la quotidianità si commistiona al lavoro.
Lavorare da casa significa dedicare uno spazio ben definito della propria abitazione ad uso ufficio meglio chiamato home-office. Quell’angolo della casa in cui si passerà la maggior parte della giornata, quindi un “angolo” da non trascurare.
Dove e come posso individuare al meglio la postazione home-office all’interno del mio spazio domestico?
Per chi ha la fortuna di avere una camera in più, la posizione più indicata è in primis la cameretta/studio. Per chi non avesse questa disponibilità nessun problema, si cerca di integrare al meglio la postazione home-office all’interno della composizione/parete attrezzata del soggiorno oppure all’interno della composizione dell’armadio in camera da letto.
L’orientamento è importante per sfruttare al meglio l’illuminazione naturale che accarezza la stanza in modo omogeneo ed uniforme non creando inquinamento visivo ed è consigliabile avere sempre la luce naturale proveniente da davanti per non creare fenomeni di abbagliamento e ombre. Meglio se proveniente da nord perché è indiretta (vedi schema 2). Se la luce proviene da sud il mio consiglio è di utilizzare delle tende a rullo, a diverso gradiente di oscuramento, che riducono in modo significativo il passaggio della fastidiosa luce diretta (vedi schema 1).

© Luca Donzelli – Riproduzione Riservata
Oltre ad una buona progettazione della postazione home-office non dobbiamo sottovalutare l’utilizzo della luce artificiale (ad esempio LED) al fine di avere un comfort visivo ottimale e sicuro nei momenti in cui la luce naturale non ci può aiutare; ad esempio di sera o durante i mesi invernali.
L’illuminazione artificiale di questa zona della casa, deputata al lavoro, concorre direttamente a mantenere alta la capacità produttiva conservando al meglio condizioni psico-fisiche.
Prima di fare un breve accenno alla normativa italiana vorrei spiegare quali sono i parametri per misurare l’illuminazione, ovvero: lux, lumen e gradi Kelvin.
“Il lux (simbolo lx) è l’unità di misura per l’illuminamento, accettata dal Sistema Internazionale. Un lux è pari a un lumen fratto un metro quadrato. Potremmo quindi definire il lux come il flusso luminoso per unità di superficie.
Lux e lumen sono due diverse misure, i lux sono unità di misura dell’illuminamento mentre i lumen sono unità di misura del flusso luminoso.
Un flusso di 1000 lumen, concentrato su una superficie di un metro quadrato, illumina quel metro quadrato per 1000 lux. Tuttavia, gli stessi 1000 lumen, distribuiti su uno schermo di dieci metri quadrati, produce un’illuminazione di soli 100 lux.
L’illuminamento misurato in lux si riferisce, quindi, all’oggetto illuminato e non alla sorgente. È fondamentale perché determina quanto una sorgente è in grado di illuminare un corpo o una superficie.
l kelvin (simbolo K, a volte erroneamente indicato con °K) è un’unità di misura della temperatura che appartiene alle sette unità base del Sistema internazionale di unità di misura.” (fonte Wikipedia)
Le principali temperature utilizzate nei LED sono: 2700 K cosiddetto bianco caldo, 3000 K bianco brillante (paragonabile alla vecchia alogena), 4000 K bianco naturale, 5000 K bianco freddo. Per gli uffici consiglio di utilizzare o il 4000 K o il 5000 K. Mentre per il resto degli ambienti della casa o il 3000 K o il 4000 K. Di seguito una bellissima immagine esplicativa della temperatura in kelvin in relazione al colore.
La normativa italiana è la UNI-EN12464 aggiornata nel 2011 nella quale sono state aggiunte numerose specifiche sui parametri di controllo:
- illuminamenti
- distribuzione delle luminanze
- uniformità
- abbagliamento (UGR)
- direzione della luce
- indice di resa cromatica
- temperatura di colore
- flickering
- controllo della luce naturale
Parametri significativi al fine di ottenere una corretta illuminazione nella propria postazione lavoro (ufficio)
Vorrei soffermarmi sui parametri che reputo i più significativi e sono:
Consistenza del colore
Le differenze di colore tra i Led, a parità di K, sono imputabili al processo di produzione. La mutazione del colore della luce può variare nel corso del ciclo di vita naturale del LED o se sottoposti a dimming (modulazione di potenza).
Flicker
La percezione dello sfarfallìo dipende dai parametri del driver di tipo “switching” che alimenta il sistema a LED.
I driver dei LED possono produrre sfarfallìo e in aggiunta l’emissione spettrale può cambiare a frequenza relativamente bassa.
Una variazione eccessiva del flusso in uscita dal sistema può provocare una risposta neurologica che conduce a disturbi della visione (il dimming può produrre un aumento dell’effetto flicker). Per meglio comprendere di cosa di tratta basta fare una semplice prova: inquadrare con il proprio smartphone una striscia a LED. Le frequenze diverse su cui lavorano striscia LED e fotocamera creano delle bande sullo schermo dello smartphone.
Per evitare un discomfort visivo causato dalla consistenza del colore e da flikering bisogna affidarsi a prodotti di qualità sia per il LED che per il trasformatore, che garantiscono rispettivamente una coerente consistenza del colore durante il ciclo di vita del LED e ridurre al minimo il fenomeno del flickering.
Tipi di illuminazione e come ottenerli
Ho accennato le nozioni base per poter comprendere il mondo dei LED e di seguito alcuni suggerimenti utili sui vari tipi di illuminazione e su come utilizzarli nella nostra postazione home-office.
Luce d’ambiente, cosa è e come ottenerla
Ambiente illuminato in modo diffuso ed omogeneo. Per apportare questo tipo di illuminazione, che non stanca la vista, è consigliabile utilizzare fonti luminose indirette (vedi schema 4). Ovvero corpi illuminanti che proiettano la luce sul muro o soffitto e di conseguenza viene rifratta verso l’ambiente in modo uniforme. La luce d’ambiente è sempre obbligatorio e va accompagnata da un illuminazione diretta.

© Luca Donzelli – Riproduzione Riservata
Luce diretta o puntuale/spot, cosa è e come ottenerla
È quella luce che illumina in modo diretto (vedi schema 3) un determinato punto dell’ambiente, nel nostro caso la scrivania. Garantisce un quantitativo di luce coerentemente con l’attività che si deve svolgere sul piano della scrivania; consigliabile avere 500-600 lux sul piano. All’illuminazione diretta bisogna sempre accostare l’illuminazione d’ambiente per non affaticare troppo l’occhio e garantire il giusto comfort visivo. La luce diretta va gestita in modo da non creare il fenomeno dell’abbagliamento. Quando si utilizza un illuminazione diretta (sospesa o a soffitto) sopra la zona lavoro la normativa ci impone di usare corpi illuminanti con fascio di luce al di sotto dei 65 gradi.

© Luca Donzelli – Riproduzione Riservata
Caratteristiche dei corpi illuminanti sia per luce diretta che indiretta
Se si vogliono utilizzare corpi illuminanti a sorgente LED suggerisco di utilizzare, se si parla di profili, quelli con la maggior lunghezza possibile; se si parla di pannelli LED, utilizzare sempre quello più grande che più pannelli di piccole dimensioni. Ovviamente in funzione dello spazio scrivania da illuminare. (es. una scrivania lunga 150 cm necessita di un profilo LED lungo 150 cm).
In sintesi meglio un profilo unico che tanti profili spezzettati di piccole dimensioni perché quest’ultimi affaticano molto l’occhio. La distanza delle sorgenti LED deve essere molto ravvicinata ed avere un ottimo schermo che omogeneizzi la luce e non faccia emergere l’effetto “puntinato”, brutto esteticamente ed estremamente fastidioso per l’occhio. Quindi evitare tutte le sorgenti luminose che hanno i singoli LED in vista, che siano strisce o pannelli LED. A tal proposito i pannelli LED sono da utilizzarsi per l’illuminazione diretta sopra il piano di lavoro perché forniscono luce diretta in modo omogeneo. Far la giusta scelta del corpo illuminante vuol dire acquistare un prodotto di qualità che oltre a porre rimedio alle problematiche appena elencate mantiene la consistenza del colore e annulla l’effetto flickering.
Conclusioni
Arrivando alle conclusioni di questo focus sull’illuminazione relativamente alle postazione di lavoro in ambiente domestico, ritengo che ogni situazione vada analizzata caso per caso, poiché oltre a rispettare le normative è opportuno utilizzare un approccio “Human Centered”, ovvero focalizzato sulle reali esigenze dell’individuo e del suo spazio di lavoro, in modo da garantire la massima fruibilità degli spazi ed il massimo comfort visivo del/degli utilizzatori.
Luca Donzelli Architetto
www.lucadonzelli.it
arch@lucadonzelli.it
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